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Vulva Mundi

6 Novembre 2017 - 10:00 al 5 Dicembre 2017 - 18:45

Negli oltre 30 millenni di rappresentazione della vagina si è passati dalla mera descrittività alla rimozione per arrivarne all’esaltazione.

Nel passato la percezione di quest’organo e delle sue innumerevoli declinazioni metaforiche ha scatenato fantasie visionarie quasi sempre oscure se non occulte monopolizzate da artisti maschi. Solo in tempi recenti, con l’identificazione della vagina con i movimenti di emancipazione femminile, innumerevoli artiste hanno inventato un gioioso racconto del proprio corpo, colorato, spesso quasi pop, pervaso di una polimatericità inusitata mantenendo fermo l’argomento della denuncia contro la discriminazione come base della loro ispirazione .

In un contesto più italiano, il movimento delle donne si è affermato negli anni Settanta attraverso un percorso di riappropriazione identitaria fondata sulla dimensione primaria del corpo avendo come obiettivo quello di cessare di essere l’oggetto della visione e del desiderio maschile. Le donne, in qualità di padrone del loro corpo e della loro sessualità, per riscattare il genere femminile dal senso di inferiorità, per rivendicare la loro differenza, misero in primo piano i loro genitali: la vagina non fu più un tabù, un qualcosa di irrilevante, ma un simbolo d’orgoglio e di liberazione.

Carla Accardi, Paola Agosti, Tomaso Binga, Diane Bond, Lisetta Carmi, Amalia Del Ponte, Claire Fontaine, Nicole Gravier, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Paola Mattioli, Libera Mazzoleni, Verita Monselles, Maria Mulas, Anna Oberto, Cloti Ricciardi rappresentano alcune delle protagoniste di un movimento di pensiero interculturale che contamina fotografia, performance, arti plastiche e pittura fiorito tra il 70 e l’80.

In particolare, Suzanne Santoro con i suoi calchi in resina “mount of Venus” 1971 rappresenta questo estro liberatorio in modo più esplicito.

Il proliferare di fenomeni di violenza sulle donne è in qualche modo collegato al nuovo ruolo sociale che si stanno conquistando?
In cosa differisce oggi il rapporto che uomini e donne hanno con i loro organi genitali?
Infibulazione, tabù del ciclo mestruale, esclusione sociale colpiscono ancora gran parte delle donne nei paesi in via di sviluppo. Come condividere questo sfacelo?

“Vulva Mundi” è una rassegna di arte e cultura contemporanea che si pone l’obiettivo di celebrare il corpo femminile nella sua più intima essenza: i genitali femminili, fonte di ogni nuova vita, origine simbolica del mondo. Oltraggiare, profanare o violare la vagina significa rivolgersi contro la dignità della vita stessa e l’autodeterminazione della donna.

“Vulva mundi” sviluppa questi temi attraverso opere contemporanee che riflettano il cambio di prospettiva necessario ad affrontarle nella nuova società globale, in cui l’immagine prevale su ogni altra forma espressiva.
Dal 6 novembre al 5 dicembre, durante la mostra alla Cappella Orsini Lab, si susseguiranno eventi che portano l’attenzione su questi temi.

“Dallo yoni, parola sanscrita che indica la vagina alla divinità atzeca Tlazolteotl, dalle Veneri paleolitiche alla Sheela Na Gigh irlandese e britannica, dalla dea indiana Shakti all’Origin du monde di Courbet, da Astarte ai Monologhi della vagina di Eve Ensler per arrivare a proposte giovani e contemporanee la Cappella Orsini Lab sarà lo scenario per raccontare e raccontarsi cercando di riflettere il sentire contemporaneo rispetto a un tema intimo e sociale tra i più paradigmatici della storia dell’umanità”.

Roberto Lucifero

Dettagli

Inizio:
6 Novembre 2017 - 10:00
Fine:
5 Dicembre 2017 - 18:45
Categoria Evento:

Luogo

Cappella Orsini
Via di Grotta Pinta 21
Roma, 00186 Italia
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